Great Resignation: di cosa parliamo?
La Great Resignation è una tendenza economica in cui i dipendenti si dimettono volontariamente in massa dai loro posti di lavoro. Il fenomeno è iniziato nell’estate 2021 negli Stati Uniti d’America, dopo che il governo si è rifiutato di fornire protezioni ai lavoratori in risposta alla pandemia di COVID-19, con conseguente stagnazione mentre aumentava il costo della vita. Alcuni hanno descritto la Great Resignation come una forma mascherata di sciopero, mentre si discuteva dello Striketober, un’ondata di scioperi prevista per l’ottobre 2021. Secondo altri, il fenomeno è più complesso e dovuto al fatto che il mercato del lavoro sta cambiando molto rapidamente.
In misura minore, il fenomeno si sta presentando anche in Europa.
E in Italia?
La Great Resignation italiana, per il momento, è rinviata. È quanto emerge dal 5° Rapporto Censis-Eudaimon dedicato all’analisi dei fenomeni di trasformazione del mondo del lavoro, nel quale si rileva come il 56,2% degli occupati intenda tenersi il lavoro attuale perché convinto che non ne troverebbe uno migliore. Un “pragmatismo rassegnato“, come viene definito nel report, che risulta più diffuso in particolare nella categoria professionale degli operai (63,3%) e, a livello di genere, tra le donne (58,4%).
Lo scontento, d’altra parte, appare piuttosto trasversale: l’82,3% degli occupati, con valori che restano uguali o superiori all’80% in tutte le tipologie professionali, ritiene infatti di meritare di più nel proprio lavoro.
Che cosa si chiede alle aziende?
- Più reddito 91,2%
- Più servizi di welfare 86,5%
- Maggiori informazioni e supporto su bisogni specifici 75,2%
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